

28 May 2023
La Vogalonga è un atto d’amore per Venezia e l’acqua che la circonda, per la sua laguna e le sue isole, per la voga e le sue barche e mantiene nel tempo il fine per cui è nata: diffondere la conoscenza e il consapevole rispetto della natura e della cultura della nostra città.
Tutto iniziò con una regata tra amici su ‘mascarete’ il giorno di San Martino del 1974. Gli appassionati della voga alla veneta in quegli anni erano pochi e isolati, in un mondo che sempre più era volto al motore. Oltre ai regatanti, altri erano gli amici coinvolti, tra cui Lauro Bergamo e Delfo Utimpergher, allora direttore e capo redattore de Il Gazzettino, Toni Rosa Salva, da sempre attivo nel mondo delle regate, e Giuseppe Rosa Salva, noto per il suo impegno in difesa di Venezia. Fu così che prese avvio l’idea di indire una vogata non competitiva, e di invitare tutti gli appassionati e tutti coloro che avevano ‘posato i remi’ da troppo tempo ad unirsi contro il degrado della città ed il moto ondoso e per il ripristino delle tradizioni veneziane. Da questo moto spontaneo e genuino nacque l’avventura della Vogalonga, bandita il 26 gennaio 1975, e promossa attivamente dal comitato composto da: Lauro Bergamo, Carlo Gottardi, Delfo Utimpergher, Lilly Sirolla e dai Rosa Salva (Toni, Lalo, Pino e Paolo). “Un gruppo sparuto di veneziani“ li definirà Sandro Meccoli sulle pagine del Corriere della Sera “che, stanchi di ‘ciacolar’ e di ‘sentir ciacolar’ sulle sorti della città e della laguna, hanno richiamato i cittadini alle armi, ovvero all’arma di sempre, il remo”.
Venne tracciato il percorso, circa 30 km attraverso i canali ed i luoghi più ameni e pittoreschi della laguna di Venezia. Fondamentale fu il supporto degli organi di stampa e la collaborazione con le istituzioni cittadine. Il raduno delle imbarcazioni venne fissato nel Bacino San Marco di fronte al Palazzo Ducale il giorno della “Sensa” (Ascensione). Era l’8 maggio 1975. In realtà , quel giorno, nessuno si aspettava una tale emozione: lo spettacolo di 500 imbarcazioni, giunte silenziose, con circa 1500 partecipanti, l’acqua del Bacino calma, ad attenderle, il colpo di cannone e poi quel fruscio di tanti remi assieme. C’erano gondole, pupparini e poi il “sandolo” la “mascareta”, la “caorlina”, la “topa”, la “peata”, la “vipera” lo “s’ciopon” e altre ancora assieme alle barche più prestigiose delle società sportive veneziane e ai campioni del remo con le intere famiglie. Era una Venezia che si risvegliava e che trovava nuova forma e nuova voce. E non c’era solo Venezia; già presenti dalla prima edizione c’erano equipaggi dell’estuario e del litorale, provenienti da Carole e Chioggia, e poi da Padova, Treviso e Riva del Garda, dalla Lombardia e dal Piemonte. “una rivincita del remo sul motore“ scriveva Delfo Utimpergher sul Gazzettino “ una riscoperta del suggestivo ambiente lagunare, un raduno popolare non per contestare qualcosa o qualcuno, ma unicamente per solidarizzare con Venezia. Tante mani protese verso la città per difenderla da uno dei suoi tarli più insidiosi, il moto ondoso”. Il successo andò poi aumentando con un crescendo di adesioni fino a raggiungere 1550 imbarcazioni con circa 5800 partecipanti nel 2007.
Sull’onda dell’entusiasmo sorsero in pochi anni a Venezia e nei centri limitrofi, oltre cinquanta società remiere che, gradatamente, si munirono di splendide imbarcazioni di rappresentanza a dieci, dodici e diciotto remi. Tutto ciò facendo rifiorire un senso del luogo e un artigianato che risultava quasi scomparso.