03 febbraio - 01 maggio 2023

Aperta da oggi (venerdì 3 febbraio) fino al 1 maggio 2023, a Venezia negli spazi espositivi del Fondaco dei Tedeschi, la mostra dell’artista Roberto Ghezzi: Áquae Naturografie Roberto Ghezzi Solo Exhibition.

Naturografie sono opere che l’artista contemporaneo Roberto Ghezzi realizza a quattro mani con la natura: una particolare iniziativa artistica in cui arte, uomo e ambiente entrano in consonante e originale connessione. La mostra “Ăquae Naturografie. Roberto Ghezzi solo exhibition” (a cura di Start Cultura) - che è stata inaugurata oggi, venerdì 3 febbraio, a Venezia nella prestigiosa sede del Fondaco dei Tedeschi dove resterà visitabile fino al prossimo 1 maggio - è l’approdo finale di una ricognizione che l’artista ha intrapreso ormai da qualche anno lungo l’arco costiero dell’alto Adriatico: dopo il litorale del Friuli Venezia Giulia, le coste di Slovenia e Croazia, il progetto è approdato nella laguna di Venezia con la realizzazione delle opere protagoniste della mostra. Si possono definire dei veri e propri autoritratti di laguna, in cui artista e natura disegnano insieme affascinanti campiture materiche, vedute astratte e contemporanee, le opere che Ghezzi ha realizzato in questo progetto artistico-scientifico che conta circa un centinaio di opere in totale: una sorta di “sindoni” d’autore dove l’ambiente anfibio e la natura terracquea si raccontano in modo sorprendente. Per capire la filosofia creativa delle Naturografie dobbiamo partire da una affermazione dello stesso Roberto Ghezzi, che ribalta i canoni e i punti di vista: «le opere non rappresentano il paesaggio, sono il paesaggio». Le opere nascono con la scelta da parte dell’artista del luogo dell’installazione e della tipologia di tessuto da utilizzare, che viene lasciato parzialmente immerso nell’acqua, demandando così al tempo e alla natura stessa il completamento dell’opera. La luce, il vento e la pioggia, le piante e gli organismi che vivono in quelle acque agiscono sulle tele per creare paesaggi vivi e sempre diversi: si generano così opere che non rappresentano semplicemente il paesaggio, ma lo sono. Per la realizzazione delle opere in mostra a Venezia, Ghezzi ha applicato la sua particolare tecnica al largo delle acque della laguna veneta, tra l’oasi naturale di Valle Averto fino alle aree più urbanizzate dell’Arsenale di Venezia e alle barene “rinaturalizzate”.

«L’esposizione, raggruppa una serie di grandi tele che si sono generate dopo oltre sei mesi di immersione nei luoghi della laguna veneta individuati per il progetto – ha spiegato Ghezzi –. Sono state montate negli spazi del Fondaco come fossero delle sindoni, delle “pelli” di laguna, issate con delle catene che, a loro volta, erano rimaste a lungo immerse nelle acque. La laguna ha fortemente agito sui tessuti di queste tele: le ha martoriate, scavate, mangiate. Il “dialogo” con le acque e la natura le ha profondamente infrante, un dialogo talvolta anche molto forte e sofferto. Su di esse troviamo sia i segni della bellezza della creazione che i segni dell'inquinamento e dell'effetto antropico delle maree. Abbiamo deciso di esporle innalzandole con catene e ganci in maniera molto rude, senza alcun tipo di edulcorazione che ne possa addolcirne le forme o la presentazione – spiega ancora Ghezzi –. In contrasto con queste, alle pareti trova spazio una costellazione di opere più piccole, minuscoli ritagli sempre provenienti dagli stessi luoghi ma questa volta incorniciati con dei passpartout chiari che possano farli risaltare sul cielo scuro di ottone nel quale sono adagiati, quasi contrapponendosi alla drammaticità delle tele. Diventano, così, degli sguardi verso l’esterno, verso un futuro».

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